Oggi in una pausa di lavoro ho notato questo scorcio, che poi è la porta di ingresso dell’edificio dove io e altri colleghi condividiamo lo studio. Mi ha evocato molti pensieri, che d’abitudine lascio fluire in quella che Freud chiamava “attenzione libera fluttuante”. Bello il contrasto di colori tra il “dentro” ed il “fuori”: dentro il giallo ed il marrone, colori della terra e delle origini, colori caldi; fuori l’azzurro del cielo insieme al verde intenso della campagna. Lì in mezzo, a fare da confine, una grande porta, aperta a metà. Potevo vedere cosa c’era aldilà stando sempre dentro, e sentire per esempio il desiderio di uscire, oppure di guardare fuori senza fare niente, oppure ancora non essere interessata.
Beh, non è questa porta una potente metafora del confine, mai dato per scontato, tra “Io” e “l’Altro”?
Direi proprio di sì!
In psicologia clinica, potremmo fare una lettura dei diversi profili di personalità o delle patologie mentali usando questaanalogia tra porta e confine.
Sì, perché noi abbiamo dei confini rispetto agli altri, sia fisici (il nostro corpo è distinto nello spazio da quello degli altri) sia psicologici e interni.
Il concetto di confine fisico è più facile da intuire, ne facciamo esperienza ogni volta che siamo troppo “appiccicati” a qualcuno, per esempio nei mezzi pubblici e percepiamo un forte disagio, come se ci mancasse uno spazio di respiro per noi vitale, che in gergo viene definito “bubble”. Questo è appannaggio della prossemica, la scienza della pragmatica della comunicazione che studia proprio la distanza che teniamo dagli altri nello spazio fisico.
Più difficile è invece il concetto di confine psicologico:
dove finisce il nostro sé e dove inizia l’altro sé nel processo di relazione e di comunicazione?
La verità è che dipende, e come se dipende!
Dipende da molti fattori:
temperamento
tratti di personalità
esperienze precoci di relazioni affettive importanti
fiducia o sfiducia negli altri
come ci leghiamo e come ci separiamo dalle persone
Alcuni di noi questo confine non l’hanno mai disegnato, o percepito, la porta non esiste e vivono le relazioni importanti come in continuità con l’altro, come se davvero da due si diventasse una persona sola: io e te siamo un unicum, non abbiamo bisogni, pensieri ed emozioni individuali e diversi, pensiamo le stesse cose con una sola testa e sentiamo con un solo cuore. In termini tecnici questi sono gli aspetti simbiotici delle nostre relazioni.
Altri, invece, a leggere le righe precedenti avranno già sentito la pelle d’oca, sono già valige in mano pronti alla fuga!
A volte infatti i confini non solo ci sono, ma sono rigidissimi, come trincee di guerra coperte da filo spinato. Della serie stai alla larga e fatti guardare bene bene, poi si vedrà… Ecco che qui invece la porta è appena sfessurata, a volte anche chiusa del tutto, fino a non avere nessun interesse per il mondo delle relazioni, quando ci chiudiamo nell’isolamento e chiudiamo fuori il resto del mondo.
Pensate poi, per complicare le cose, che le ragioni che spingono verso un estremo o verso l’altro sono in parte le stesse: paura del giudizio, paura del rifiuto, senso di inadeguatezza, convinzione di non farcela, scarsa autostima.
Aprire o non aprire quella porta…questo è il problema! Avrebbe detto Amleto…
Eppure ogni volta che incontriamo qualcuno nella vita una sorta di pilota automatico stabilisce quanto, come e se difenderci, la distanza a cui tenere l’altro e quanto vogliamo rischiare. La fregatura spesso è proprio questa, che queste decisioni sono inconsapevoli, già scritte, e ci tolgono la libertà di scegliere per noi nel presente cosa è meglio fare oppure no. Così a volte, sia che ci fondiamo con l’altro, sia che stiamo a distanze siderali, le cose non vanno e non sappiamo il perché.
Beh, il discorso si fa lungo e merita di essere ripreso introducendo il concetto di copione e di copione relazionale in Analisi Transazionale, per ora basti dire che la nostra modalità di stare in relazione viene da lontano ed è stata molto utile là e allora per vivere al meglio nell’ambiente sociale in cui siamo capitati, portati dalla cicogna.
Iniziamo a pensare che anche le nostre condotte più bizzarre o paradossali o disfunzionali in un tempo lontano sono state la nostra salvezza, e rimangono preziose.
Prima di smontarle quindi, guardiamole con gentilezza e scopriremo cose molto interessanti su di noi.